Koinonia Febbraio 2021


IN RICORDO DI ANGELA, UN ANNO DOPO

 

Esattamente un anno fa, il 14 gennaio 2020, dopo una malattia interminabile moriva Angela, mia moglie, la mia compagna di vita. 

Mi piace chiamarla “la mia compagna”, compagna nei momenti tristi, che sono stati molti; e in quelli belli, gli unici che  voglio ricordare, e quasi sempre riesco a farlo.

Molti anni fa Angela ed io, grazie alla conoscenza di Giovanna (Mori) abbiamo frequentato assiduamente gli incontri di Koinonia. Poi Angela non più, a causa di una grave malattia, ed io di conseguenza sempre di meno.

Padre Alberto ha concelebrato il suo funerale e successivamente ha scritto un ricordo di lei (oltre al mio) sul numero 2 di Koinonia del 2020.

 Quasi per caso, nel rimettere a posto alcuni miei fogli, mi sono imbattuto in una lettere che il 4 aprile scorso ho inviato a due carissimi amici, miei e di mia moglie Angela che vivono in Brasile e insegnano all’Università di San Paolo.

Io voglio loro molto bene e li considero quasi miei figli. Pure loro me ne vogliono, e mi sono grati anche perché si sono conosciuti proprio grazie a me, vent’anni fa, frequentando il Centro Studi America Latina che avevo fondato tempo prima.

Dopo diciotto anni di convivenza hanno deciso di sposarsi, a Firenze, in Comune. Non essendo cattolici non hanno fatto il matrimonio religioso. Sono stati coerenti.

Hanno chiesto a me di essere il celebrante,  in sostituzione del Sindaco (molti non lo sanno, ma la cosa è possibile, su richiesta dei due sposi), nella Sala di Palazzo Vecchio adibita a questo scopo, e devo dire che ne sono stato lusingato.

Dato che in questa lettera parlo di Angela mi è sembrato bello riportarla per intero, a un anno esatto dalla sua morte.

 

                                                                      Firenze, 4 aprile 2020

 

Cari Valeria e Pierluigi,

è un po’ che non ricevo vostre notizie. Avrei molto piacere di sentirvi anche perché, oltre che avervi come amici, vi sento un po’ anche miei figli, col vantaggio di non essere  mai stato un rompicoglioni  come  spesso possono  essere i genitori  veri, anche se involontariamente. Almeno, spero che sia stato così.

La morte di Angela non mi ha gettato nello sconforto, come temevo. Era una fine prevista da molto,

troppo tempo. Tutti i medici si sono meravigliati di quanto sia vissuta tanto, con le malattie gravi

che aveva. E poi mia figlia Silvia e io abbiamo fatto la scelta giusta, coma lei desiderava. Con la terapia del dolore ha evitato inutili sofferenze, e se ne è andata via serena. È stata cremata a Trespiano e io ho sparso le sue ceneri in un luogo ameno, ai piedi di due olivi contigui. Ora sono bloccato a casa dal coronavirus, ma appena finirà questa bufera andrò a trovarla.

Silvia, che non ha mai avuto un rapporto facile con Angela, nell'ultimo periodo della sua vita è stata

 molto presente, e anche dopo, per tutte le pratiche burocratiche che sono indispensabili, da parte dei familiari. quando muore qualcuno. Ora Silvia ha quasi assunto un atteggiamento di protezione nei miei confronti.

Devo  dire che  sono stato molto  bravo a sistemare la casa, che ora posso considerare quasi  completamente ordinata. È stato un lavoro immane perché Angela negli ultimi anni  l’aveva  riempita di un sacco di cose di ogni tipo, dai piccoli elettrodomestici a un numero esorbitante di

dvd, a interi cestini di riviste di ogni tipo, soprattutto di cucina. Chi è malato grave, sentendosi

sfuggire la vita, spesso si attacca agli oggetti. E guai se io a sua insaputa buttavo via qualcosa.

Negli ultimi anni i soli passatempi che le erano rimasti erano cucinare, registrare film, che poi solo

in parte riusciva a vedere, guardare la TV. Anche leggere le faceva fatica: infatti si limitava a  sfogliare i giornali che mi faceva comprare.

Aveva sempre una memoria sorprendente, e si lamentava di me che invece mi ero fatto più distratto

e smemorato. Anche se si doleva di non essere più pronta come prima, aveva comunque mantenuto

una lucidità eccezionale e, ben sapendo che il suo voler conservate tutto ad ogni costo era diventata

una  mania, mi  diceva spesso: “Per favore, ora lascia tutto com’è. Quando non ci sarò più butta

pure via quello che vuoi”.

Mi torna spesso in mente, Angela. Ma la voglio ricordare non devastata dalla malattia, ma giovane

come quando la vidi per la prima volta, nel settembre del 1971, a una riunione del Manifesto, vestita

di un abito sobrio (come lei, del resto) che le donava molto, o quando, pochi giorni dopo, andammo   assieme al mare, sulla spiaggia di Migliarino, e lì dimenticai un lenzuolo da bagno. In anni recenti sono andato a cercare quel posto, ma non l’ho più trovato, perché hanno cambiato tutte le strade. Ricordo con dolcezza il giorno del nostro matrimonio, nel comune di Scandicci, col sindaco Barbieri che le portò un mazzo di fiori...

Ma ora basta. Ho parlato sempre di me, e non ho chiesto nulla di voi. Ma in fondo non ce n’è  bisogno, tanto sapete voi cosa scrivermi. Spero di vedervi presto, coronavirus permettendo.

Tanti saluti da parte di Silvia. Un abbraccio.

 

Bruno

.

.