Koinonia Agosto 2020


I 150 ANNI DI “INFALLIBILITÀ” DEI PAPI

 

Sono passati 150 anni da quando il Concilio Vaticano I definì il dogma della infallibilità pontificia, ma quella proclamazione continua ancor oggi a trovare critici anche all’interno della Chiesa cattolica e a dividere questa dalle altre Chiese che ritengono non fondabile sul Vangelo quella verità.

Il Vaticano I, inaugurato da Pio IX nel dicembre 1869, preparando un documento sulla Chiesa volle che in esso si affermasse il dogma dell’infallibilità pontificia. Il 17 luglio del 1870 un gruppo di cinquantacinque vescovi, fieramente contrari alla proclamazione che sarebbe avvenuta l’indomani, abbandonarono Roma. Ma il papa non esitò, e il 18 luglio approvò la costituzione «Pastor aeternus» che quel dogma «divinamente rivelato» affermava.

«Infallibilità» non significa «impeccabilità personale» del pontefice, ma che, quando “ex cathedra”,cioè come successore di Pietro e «pastore e dottore di tutti i cristiani, definisce una dottrina circa la fede e i costumi, egli gode di quell’infallibilità con cui il divino Redentore volle fosse corredata la sua Chiesa; e tali definizioni sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa».

Contrari ad essa, storici e teologi, soprattutto di area germanica pochi anni dopo formeranno i «vecchi credenti», cristiano-cattolici che rifiutano quel dogma. Tale Chiesa esiste ancor oggi, è diffusa soprattutto nella Mittel-Europa ed ha circa mezzo milione di fedeli.

L’Ortodossia, e il mondo della Riforma (luterana e calvinista) si opposero polemicamente, un secolo e mezzo fa, a quella definizione, ritenendola estranea al messaggio di Gesù e incomponibile con la storia della Chiesa.

Il Concilio Vaticano II (1962-65) ha ribadito quel dogma, cercando però di inserirlo nel contesto della «collegialità episcopale» che vede i vescovi, se uniti al papa, anch’essi maestri della fede. Però a tutt’oggi nessuna Chiesa non cattolica è disposta ad accettare la «infallibilità» definita dal Vaticano I.

Ma il dibattito - oggi attutito - è vivo anche nella Chiesa cattolica, a partire da cinquant’anni fa, quando alcuni teologi iniziarono a dare, del dogma del 1870, interpretazioni «ereticali» secondo Roma.

Il caso più famoso fu quello di Hans Küng, prete svizzero tedesco professore di teologia in Germania. Egli sosteneva: la storia dimostra che alcuni papi hanno profondamente sbagliato sia in questioni di fede che di morale; la Chiesa, dunque, concludeva  lo studioso, non è «infallibile»  ma,piuttosto, «indefettibile»: essa, cioè, malgrado i suoi errori e sbagli, sarà sempre tenuta in piedi dalla grazia del Signore. Per tali teorie, a Küng fu tolta la possibilità di proclamarsi teologo «cattolico».

Finora, espressamente, solo un papa, Pio XII, ha fatto appello alla «infallibilità», proclamando, nel 1950, il dogma della Madonna Assunta in cielo in anima e corpo. Spesso, però, i pontefici hanno preteso obbedienza come se fossero «infallibili» anche quando non osarono avvalersi della famosa definizione.

 

Luigi Sandri

in “L’Adige” del 27 luglio 2020

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