Koinonia Gennaio 2019


UNA RETE DI SOLIDARIETÀ CONTRO IL MUGUGNO

 

Che brutto ritratto dell’Italia viene fuori dal nuovo rapporto Censis. Un Paese scontento, infelice, arrabbiato e vendicativo. Eppure stiamo vivendo un periodo di pace, di relativo benessere e di relativa libertà. La crisi c’è stata ma ne stavamo uscendo, l’immigrazione c’è ma non si tratta di una invasione. Per chi ha conosciuto guerra, fame, paura e povertà sembrava di avere conquistato molte buone giornate. Ma quando tira il vento di insoddisfazione e di rabbia, butta giù gli alberi, anche i più robusti.

C’è qualcosa di profondamente irrazionale nelle scelte che fa la maggioranza. E l’irrazionalità è contagiosa, in brevissimo tempo la furia passa da un Paese all’altro scavalcando le frontiere e gli oceani. Anche la politica, che dovrebbe riguardare la difesa degli interessi sociali di classi diverse, sbanda e prende strade inattese: il sud vota in favore di chi lo insolentiva chiamandolo «ladrone e inefficiente», le donne per chi sta decidendo di tagliare i fondi per gli asili nido e per le case riparo delle donne maltrattate; gli universitari per chi teorizza l’inutilità degli studi e delle specializzazioni, gli internazionalisti per chi vuole disgregare e annullare l’Europa.

A perdere è la ragione, la più semplice, quella che potremmo chiamare buon senso, accortezza. Stiamo combattendo, dicono le maggioranze, per difendere la nostra civiltà e i nostri valori (democrazia, libertà) ma come si fa a difendere la democrazia usando metodi antidemocratici e la libertà usando sistemi autoritari? Si grida «Prima gli italiani!». Ma cosa vuol dire? Un mafioso che tiene in scacco un quartiere, che uccide, ricatta, fa strozzinaggio è meglio di un africano che ha attraversato con coraggio il deserto e le prigioni libiche per cercare un lavoro che gli permetta di mantenere la famiglia anche di lontano? I diritti umani possono presumere dalla qualità delle persone?

Di fronte a questa visione catastrofica, la domanda è: che fare? Certamente non avvilirsi e smettere di votare. Se invece di sputare continuamente contro il Paese e i suoi difetti, si mettessero in luce le tante straordinarie iniziative dal basso che stanno crescendo fino a formare una rete di solidarietà e resistenza al mugugno nazionale, si comunicherebbe la voglia di ricominciare, con nuovi entusiasmi, nuove generosità, nuovi importanti progetti per il futuro.

 

Dacia Maraini

Corriere della Sera, 11/12/2018

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