Koinonia Ottobre 2016


BRANI SCELTI E TRADOTTI DA MONDIEU … POURQUOI ?

 

Della sofferenza

Il dolorismo  _ la teoria dell’utilità e dell’eccellenza del dolore - è un abominio ed una deformazione grottesca della vita cristiana che consiste nella ricerca della sofferenza e nel compiacervisi con il pretesto che Gesù ha sofferto. No. Si deve semplicemente accettare la vita come è… e se la sofferenza non può essere evitata meglio allora accettarla con amore.

Per il discepolo di Gesù... non si tratta di eliminare la sofferenza dalla propria vita fino a sradicare ogni desiderio, ma di reagire di fronte ad essa con la condivisione e l’offerta.

La sofferenza può dunque essere vissuta come un trampolino verso la condivisione. È sempre un male non deve mai essere ricercata ed esaltata. Ma questo male può condurre al punto più alto di umanità.

La morte è nell’ordine delle cose. Salvo di fronte alle  morti spaventose che avvengono con atroci sofferenze – ciò che mi scandalizza è la sofferenza non la morte – provo sempre una grande serenità di fronte alla morte.

 

Del sacerdozio femminile

Non ho mai compreso perché Giovanni Paolo II ed il cardinale Ratzinger (oggi Papa Bendetto XVI n.d.t.) abbiano affermato che mai la Chiesa ordinerà delle donne. Una tale affermazione suppone che questa pratica sia non conforme alla sostanza stessa della fede cristiana. Ora coloro che prendono tali posizioni, quali che siano le loro eminenti funzioni, non hanno mai avanzato un solo elemento teologico determinante il quale dimostri che l’accesso delle donne al sacerdozio sarebbe contrario alla fede. Il principale argomento avanzato è che Gesù non ha scelto alcuna donna tra i suoi apostoli… Per me tale argomento non ha niente di teologico, ma evidenzia più della sociologia. Secondo le usanze dell’epoca, in effetti, sia presso i Giudei, i Greci o i Romani le donne non ricoprono alcuna carica ufficiale. Ora questi costumi, lo si sa bene, rivelano una mentalità maschilista, legata alla supremazia del modello patriarcale.

Ma non si vede perché oggi, quando le mentalità si sono profondamente evolute su tale questione, la Chiesa dovrebbe restare fedele a questo pregiudizio.

Quanto all’insegnamento teologico, le facoltà protestanti hanno dimostrato da tempo di possedere eccellenti teologhe laiche o pastore.

 

Dell’amore di Dio

Gesù risuscitato le dice “Donna perché piangi ? Chi cerchi ?” Maria2 gli risponde “Se sei tu che l’hai tolto, dimmi dove l’hai deposto che possa andare a prenderlo!”. Gesù allora pronuncia questa semplice parola “Maria!”. Sentendo il suo nome Maria lo riconosce, i suo orecchi, i suoi occhi ed il suo cuore si aprono infine al mistero della persona del Cristo risuscitato. Si getta verso Gesù con questo grido del cuore sconvolgente “Rabbunì!” Tale vocabolo in ebraico potrebbe tradursi con Maestro diletto.

Queste due parole che si susseguono Maria e Rabbunì mi hanno sconvolto e continuano a sconvolgermi quasi ottanta anni più tardi. Esse contengono, da sole, tutto il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione, tutto il mistero di Cristo. Dicono l’amore immenso di Dio per l’umanità. Dio che chiama ciascuno di noi con un’infinita tenerezza per nome “Maria”. E l’umanità che, quando riconosce questo amore di Dio, si getta verso di Lui con un desiderio folle “Rabbunì”. Sono profondamente commosso ogni volta che rileggo queste due parole. Sento dentro di me “Henri” (che è il mio nome di battesimo) ed avverto lo sguardo pieno di amore di Gesù che si posa su di me.

 

A proposito di Maria madre di Gesù

Sappiamo evitare i pericoli di questa crescita in potenza della mariologia. I primi cristiani hanno lottato con tutte le loro forze contro il paganesimo e l’idolatria per affermare, al seguito di Gesù, che solo Dio va adorato. L’adorazione è accettabile e vera solo se porta verso l’infinito. Tributarla alla Vergine ed ai santi non è degno di un cristiano.

 

Sulla presenza-assenza di Cristo

Per entrare in una relazione intima, interiore, amorevole, con Gesù – e per mezzo di lui con Dio – occorre chiudere gli occhi del corpo ed aprire quelli dell’anima.

Ecco senza dubbio perché il Cristo risuscitato non è rimasto sulla terra in maniera visibile. Ed ecco perché, duemila anni più tardi, Gesù non si impone tra noi quale meraviglia visibile e splendente. È come nella nebbia del mattino di Pasqua davanti a Maria di Magdala. I suoi discepoli ed amici più vicini non lo riconoscono tanto sono assorbiti dalle loro preoccupazioni e dalla loro tristezza. Poi ad un tratto Egli pronuncia una parola “Maria”, fa un gesto – rompere il pane – ed i nostri occhi lo riconoscono.

Egli si offre a noi, ma non lo si può incontrare che con l’ascolto del cuore, l’interiorità, la preghiera silenziosa, continua così a parlare ed ad agire in ogni cristiano che tenta di camminare sulle sue orme.

Il Cristianesimo è un incontro di persona a persona. È l’Evangelo che continua, non è altra cosa.

 

Del ritorno al Cristianesimo dei primi secoli

Attraverso la storia la Chiesa ha sovente mostrato un volto odioso: quello della confusione dei poteri temporali e spirituali. Gesù ha insistito sulla necessaria separazione dei poteri “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.

I primi cristiani hanno resistito fedeli a questa regola di separazione del politico e del religioso che più tardi si chiamerà laicità.

Oggi questo ritorno alle origini non è ancora compiuto. Il papato resta troppo potente e riflette ancora il volto del Papa-Imperatore.

Occorre liberare la Chiesa dalla tutela romana su tutte le chiese locali, dal suo centralismo politico e giuridico. È una delle condizioni affinché la Chiesa ritorni ad essere pienamente evangelica e per la riconciliazione di tutti i Cristiani nell’unità.

 

Abbé Pierre

 

 

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