Koinonia Ottobre 2016


Caro Alberto, ecco delle mie impressioni, anche se non so se ho colto veramente quello che tu volevi dire... apparteniamo a mondi così diversi! e tante parole sono un po’ troppo polisemiche, riforma è una di queste. Un flash di questa mattina: ero dalla parrucchiera e ascoltavo una bellissima canzone di musica leggera che parlava di amore per l’umanità, ho ripensato a quello che ti avevo scritto e ho avuto voglia di piangere. Tutto è così mescolato, la bellezza, la verità e... la zizzania. A presto. Donatella

 

Una risposta...

 

In risposta, forse inconsapevole alle tue sollecitazioni nel numero di agosto di Koinonia, mi sono messa a rileggere un testo di Raimon Panikkar, “La pienezza dell’Uomo. Una cristofania”. Parto da alcune tue frasi che mi sembrano centrali:

- ritrovare l’asse portante dell’esistenza cristiana nella storia e nel mondo, lunga marcia di avvicinamento al centro del credere

- senza abbandonare mai l’orizzonte di una visione unitaria,,,ritrovare l’orizzonte unitario

- riforma vivente e permanente è in sostanza  ‘l’uomo Cristo Gesù”...l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo

.- che forme storiche di chiesa si relativizzino..e ritrovino unità nella sostanza della fede.

 

Eccoci al punto, la sostanza della fede. Per Panikkar la fede è un’esperienza di Vita. Quando chiedono a Gesù: “Ubi manes? Dove abiti?” lui risponde “Venite e vedete”, la prassi prima di qualunque teoria. Panikkar sottolinea poi come nel discorso eucaristico dell’Ultima cena, ricorra molte volte questo verbo ‘manere’, rimanete in me’. Ma come si può rimanere in Lui e far sì che Lui rimanga in noi? Per Panikkar, due sono le vie: l’innamoramento e l’apertura alla trascendenza. Non per niente il linguaggio dell’innamoramento umano è così usato dai redattori dei testi bliblici! Ma, dice poi, come si può rimanere in un’altra persona in una cosmovisione individualistica e razionale? Se c’è un’esperienza personale (di Cristo) questa cercherà un linguaggio adatto (per manifestarla) che però sarà comprensibile solo all’interno di una determinata cosmovisione. L’orizzonte di Panikkar è sempre interreligioso e interculturale.

Quindi bisogna cambiare cosmovisione e questa nuova cosmovisione deve essere per forza ecumenica. La riforma non può essere solo all’interno della Chiesa cattolica, è qualcosa che deve riguardare tutto il mondo perché possa valerne la pena. E qui mi riallaccio alla lettera della Codrignani dopo la sessione SAE di Assisi, quando dice che occorre una misura drastica per dare in qualche modo una svolta all’ecumenismo e non si può rimanere a gingillarsi con le disquisizioni teologiche. Come lei confido nell’anniversario della Riforma del prossimo anno, senza dimenticare gli ortodossi. Ho riscoperto molte sponde nell’ortodossia al discorso di Teilhard de Chardin.

 

Ritorno al ‘manere’. Come si può rimanere in Lui e far sì che Lui rimanga in noi? Per Cristo, con Cristo e in Cristo... Ogni volta che ‘assistiamo’ all’Eucarestia ascoltiamo queste parole, ma quanti le fanno proprie, le capiscono davvero? Proprio perché la maggior parte dei ‘praticanti’ assiste alla messa, non la vive, non la fa propria. E quindi non capisce come attraverso l’eucarestia si può ‘manere’ in Cristo, ricevendolo a ‘manere’ in noi. Ma chi si preoccupa di farglielo capire, vivere, di fargli capire che la Parola che ascoltiamo è Parola di Vita, Parola che si fa carne e poi pane e vino, proprio per manere in noi, come ci ha promesso un giorno, per non lasciarci orfani? E gli uomini di oggi non si sentono tutti un po’ orfani, abbandonati, pronti a seguire il primo che, ingannevolmente, gli si promette come padre? Panikkar, l’ho detto altre volte, dice che è necessario che le religioni si convertano, ma oggi è non solo necessario, ma anche urgente, che cambino la loro cosmovisione, insieme, ecumenicamente, forse intra-religiosamente, con coraggio perché si tratta semplicemente di salvare il mondo. Quanto al senso di smarrimento della società moderna, ti consiglio di leggere, se non lo hai fatto, un articolo di Internazionale della settimana scorsa (non quello di oggi) “La fine della verità”, di una giornalista inglese che parte per la sua analisi dalla Brexit: è agghiacciante! Questa mattina, dopo averti scritto, facevo colazione  ascoltando la radio e mi ha colpito, più del solito, l’idiozia delle pubblicità con cui ci bombardano quotidianamente: questa è la cosmovisione che dobbiamo cambiare! Impresa titanica e tu dici che è nelle nostre mani... Ci vuole davvero tanta fede e speranza!

 

Donatella Coppi

 

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