Koinonia Agosto 2016


E L’ANIMA SBOCCIÒ

 

Gli alisei, le burrasche, il sale amaro

nel vento, le piogge puntute di gelo,

le lagune di cristallo, i tamburi

in lontananza, notti e notti,

interminabili,

le genti ignote, orrende,

e i palazzi di fumo

della Fata Morgana,

le rotte maledette

per astrolabi mentitori e

gli animali mai visti, metà uccelli

metà serpenti, insomma

le Sette Meraviglie del creato:

la Gloria alticcia, poi, nelle osterie

e gli Oceani arenati allo scrittoio

dello storiografo, i Miti

ridotti all’osso, a furie

miserabili, a turpi

avidità, le Croci

Redentrici piantate

sulle terre scoperte

e nelle carni degli infedeli:

vedo le librerie zeppe di storie

di viaggi, e così la mia vita.

Tu, piccolina, nei vagiti narri

viaggio ben più mirabile.

O giunta da regioni senza nome

sull’oceano che sta dentro le madri,

ultima ad arrivare, la tua rotta

anche noi percorremmo:

ma perduta

ogni memoria è in noi che forse resta

ancora in chi si affaccia al tempo

come al bordo di una culla.

Minimi, appena un grumo

di vita seminato dall’Ignoto,

pulsava dentro noi l’incomprensibile

gioia di avere madre; e un giorno

l’eternità ci prese in braccio, esplose,

all’orizzonte esiguo ed infinito

del mare placentare, il chiarore dell’anima.

Non potevamo

volgerci indietro - e dove? - eppure

avevamo percorso la distanza

infinita tra cellule e viventi,

e lentamente ci cresceva dentro un grido

di terrore e di esultanza.

Fu il nostro annunzio,

rosso come il sangue che ci vestiva;

esuli da una patria Chissà-Dove,

travalicammo in solitudine improvvisa

nella Terra esteriore.

E qui stiamo, ora, insieme,

imparando la vita in una

nostalgia di mistero, di quiete,

e di coraggio, che ci cresce dentro

di quando in quando come una creatura.

Così chiediamo a te,

i cui angeli vedono

 un tenerissimo Dio,

il sorriso che allude

a una storia infinita.

Noi, le radici

del tuo frutto dorato.

 

Ettore Masina

da Il Bufalo e il bambino, pp.55-57

 

 

NOTA

Anche i viaggi più emozionanti sono niente in confronto al viaggio che un bambino affronta per venire da “una patria Chissà-Dove” alla “Terra esteriore” in cui viviamo noi adulti. La poesia vuole anche soffermarsi sul mistero per cui un minuscolo embrione (“un grumo di vita seminato dall’Ignoto”) attraverso l’infusione dell’anima diventa persona umana destinata all’eternità. Il bambino, forse, quel momento lo sente come “un grido di terrore e di esultanza”. Incontrando un neonato e preparandoci ad amarlo, noi ricordiamo di essere passati per questa storia e forse ne abbiamo una inconsapevole nostalgia che è anche nostalgia di una fusione con la madre. Ma il bambino ci conforta con il suo sorriso.

 

 

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