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POVERTÀ E GLORIA DI DIO


di Daniele Garota

Paoline Editoriale Libri, 2015
pp. 208, € 15,50



L’Autore parte da un presupposto che così lui stesso presenta: “L’indicibile, assurda, paradossale potenza del Dio di Cristo è tutta nella sua indicibile, assurda, paradossale impotenza. È perché ha toccato il fondo dell’abisso del dolore e della morte, che sarà un giorno davvero in grado di salvarci dal dolore e dalla morte patita dai viventi dal principio alla fine del mondo. Il Dio biblico ci ha promesso nulla di meno che di salvare la creazione, di giudicare la storia e di far risorgere i morti. Dopo duemila anni di stravolgimenti, indifferenza, tentativi anche violenti di farla fuori, l’immagine del Crocifisso è sempre lì, appesa, visibile, ancora capace di esprimere il dolore, la solitudine, l’ingiustizia che in ogni momento devono subire i poveri inchiodati alle loro croci, i morenti tra noi. Alla fine solo la fede nel Dio crocifisso riesce a sopportare il peso della disperazione e della disfatta".
A un mondo sempre più alle prese con sfide divenute epocali – l’incontro tra modi di credere e pensare diversi, la crisi della fede nelle nostre società ricche e avanzate, le emergenze ecologiche, le grandi masse di poveri che migrano, la paura del terrorismo – il Dio di Abramo e di Gesù continua a rivelarsi come l’umiliato, il silenzioso, lo sconfitto o, addirittura, il morto. Dunque con volti di povertà e bisogno, attraverso i quali, però, possiamo riconoscere l’amore con cui egli ci accompagna fin dal principio e comprendere, d’altro canto, lo specifico della sua grandezza, il carattere umile della potenza mediante cui ha promesso di salvarci nell’ultimo giorno. Gesù, infatti, non è risorto per restare in cielo, ma per tornare di nuovo e per sempre tra noi: è la terra rinnovata e redenta il luogo della sua gloria. Perciò mai Dio può essere ridotto a semplice oggetto della nostra teologia: Dio è una persona che ama e desidera amore, un Padre che molto soffre perché molto ama. E proprio per questo ci salva.
Il testo è composto di tre parti. La prima (Un volto che sia un volto) cerca di introdurre il lettore, tramite sette brevi riflessioni, ai contenuti decisivi e ultimi della fede cristiana (contenuti ormai quasi del tutto soffocati da ciò che è razionalmente e mondanamente plausibile): la persona dell’unico Dio, la croce, la morte, la risurrezione, il paradiso, la libertà, la ricerca. Nella parte centrale (Dodici volti di Dio), l’autore mette in luce alcuni volti, caratterizzati da povertà e bisogno, mediante i quali Dio ha voluto rivelarsi: assente, nascosto, solo, silenzioso, senza bellezza, umiliato, povero, sconosciuto, debole, morto, terribile, primo-ultimo. Infine, la parte conclusiva (Tra croce e gloria), tenta di dire, sempre tramite sette brevi riflessioni, come e perché soltanto attraverso l’esperienza della povertà e della croce – in Dio e nella comunità umana tutta – si possa giungere, un giorno, alla gloria della risurrezione.



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