5 dicembre 2021 - II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

Pomponio Amalteo: Il Profeta Baruc, Lacunare proveniente dalla Chiesa di san Giovanni

di Gemona del Friuli (1533 ca.), oggi nel Museo Civico di Gemona

 

PRIMA LETTURA (Baruc 5,1-9)


Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione,
rivèstiti dello splendore della gloria
che ti viene da Dio per sempre.
Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio,
metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno,
perché Dio mostrerà il tuo splendore
a ogni creatura sotto il cielo.
Sarai chiamata da Dio per sempre:
«Pace di giustizia» e «Gloria di pietà».
Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura
e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti,
dal tramonto del sole fino al suo sorgere,
alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.
Si sono allontanati da te a piedi,
incalzati dai nemici;
ora Dio te li riconduce
in trionfo come sopra un trono regale.
Poiché Dio ha deciso di spianare
ogni alta montagna e le rupi perenni,
di colmare le valli livellando il terreno,
perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio.
Anche le selve e ogni albero odoroso
hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio.
Perché Dio ricondurrà Israele con gioia
alla luce della sua gloria,
con la misericordia e la giustizia
che vengono da lui.

 

 

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 125)

Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

 

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

 

SECONDA LETTURA (Filippesi 1,4-6.8-11)

Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.

Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.



VANGELO (Luca 3,1-6)

 

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.

Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:

«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».


In altre parole…

L’invito pressante che ci viene dal profeta Baruc, in questa immagine di Pomponio Amalteo, deve trovarci pronti alla lettura e all’ascolto delle parole scritte nel suo libro. Sono parole rivolte a Gerusalemme, che “è nostra madre” (Gal 4,26), e quindi dette a noi. Siamo invitati a deporre le vesti del lutto e dell’afflizione che le vicende della vita ci costringono ad indossare, per sentirsi chiamare con un nome nuovo, che dice vocazione: «Pace di giustizia» e «Gloria di pietà». Siamo chiamati ad un nuovo esodo, questa volta di ritorno, “alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio”.

Il Signore stesso ci spianerà la strada, ci guiderà per le sue vie e ci proteggerà sotto la sua ombra. La speranza che ci sostiene in questo rinnovato esodo è che “Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui”. Se Gerusalemme può sentirsi liberata dal lutto e dall’afflizione è perché Dio la ricondurrà alla luce della sua visita e della sua misericordia, “perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio”. Tutto questo è già in atto e non è solo qualcosa di cui parlare: è quello che il Dio d’Israele sta operando e che richiede la nostra cooperazione.

Se prendiamo viva coscienza di questo cambiamento d’epoca che è già nelle cose, quella che chiamiamo “preparazione al Natale” non sarà più un insieme di pratiche e di impegni convenzionali, quanto piuttosto un coinvolgimento nella storia della salvezza sempre in atto, ma sempre da storicizzare.  Non a caso, l’evangelista Luca circostanzia storicamente e geograficamente, con i nomi di territori, di governatori, di tetrarchi e di sommi sacerdoti, il fatto assolutamente nuovo e decisivo, e cioè che “la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto”. È come quando il Signore vide la miseria del suo popolo in Egitto e chiamò nel deserto dal roveto Mosè

 

per la liberazione del popolo. Ed è quanto è destinato a ripetersi e rinnovarsi di generazione in generazione, di epoca in epoca per il Popolo di Dio nel tempo. E se oggi sta davvero cambiando epoca, non possiamo continuare a sentirci arrivati, né contentarci di avere la manna assicurata nel deserto, ma è necessaria una nuova partenza senza nostalgie e senza rimpianti. Ed è necessario che tutto questo non rimanga un bel discorso detto e ridetto, ma diventi decisione ed esperienza vissuta.

Questo Giovanni su cui si posa la Parola di Dio non fa che predicare in tutta la regione del Giordano un battesimo di conversione, quasi a significare un nuovo passaggio del Mar Rosso, ad accettare un lavacro di rigenerazione. Baruc ci aveva parlato di un Dio che “ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno”: quindi è sempre opera sua aprirci e spianare le strade della liberazione. Ma Giovanni ci dice che queste strade vanno ritrovate e percorse, prima ancora che come rettitudine personale e fatto spirituale, in quanto vie della salvezza per ogni uomo.

È il compito profetico di quest’uomo raggiunto dalla Parola di Dio: “preparare al Signore un popolo ben disposto” (Lc 1,17). Prima che un tragico destino, egli ha una sua preistoria che possiamo vedere delineata nel cantico di Zaccaria: è lui quel bambino “chiamato profeta dell'Altissimo” perché andrà “innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati” (Lc 1-76-77).

Quando Giovanni XXIII ha presentato se stesso come colui che si sentiva chiamato a “preparare al Signore un popolo ben disposto”, riproponeva per i nostri giorni questo compito e questa missione sulle orme di Giovanni, come a dire che la chiesa è chiamata a vivere un nuovo esodo in tutto la radicalità e serietà necessarie, se davvero si vuol parlare di un “nuovo Popolo di Dio” che sia segno e strumento di salvezza per il nostro mondo. Non sono questi i pensieri e i sentimenti che dovrebbero dominare la nostra coscienza ecclesiale e animare le nostre assemblee? Nessuna meraviglia che le cose non abbiano preso questa piega, ragione in più per un battesimo di conversione, perché ogni uomo possa vedere la salvezza di Dio.

L’impegno in tal senso non può non diventare personale, come insegna a fare san Paolo. Tant’è che anch’io prego per voi, e lo faccio con gratitudine a motivo della vostra cooperazione per il vangelo, sapendo che colui che ha iniziato in noi questa sua opera, la porterà a compimento. È questa la spinta per andare avanti, nel desiderio di essere prima di tutto “collaboratori della vostra gioia” (2Corinzi 1,24). Come pure desidero e prego “che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento”. Perché solo in questo modo è possibile una fede matura e diventare cristiani adulti. (ABS)


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