Koinonia Ottobre 2016


Questo articolo di André Bimerlé è apparso sulla rivista CONCILIUM 52 (2016/3, 151-157). Ritenendone utile la lettura per noi, abbiamo chiesto di poterlo riportare su Koinonia, ricevendo queste parole di risposta, di cui ringraziamo:

Autorizazione concessa per l’art. di Concilium. Con indicazione della fonte. Sempre interessante e viva Koinonia. Crea rete di riflessione. Ora si riprende l’attività. Carissimo saluto a Te e amici

Rosino Gibellini - Queriniana

 

L’ANNIVERSARIO DEL 2017

CELEBRERÀ PROGRESSI CONSIDEREVOLI

NELLE RELAZIONI ECUMENICHE

 

Nel 2017 ricorrerà l’anniversario della Riforma protestante. Il 31 ottobre 1517 Lutero affisse le 95 tesi e aprì un’epoca contrassegnata dalla spaccatura della chiesa d’Occidente, anche se questa non era l’intenzione primaria del Riformatore. È nella natura di un anniversario farci volgere lo sguardo indietro, ma ogni volta tornare al passato è un qualcosa di ambiguo: gli uni giubilano in senso vero e proprio, gli altri non vedono alcun motivo di rallegrarsi, anzi al contrario. Nel corso degli ultimi secoli gli anniversari della Riforma hanno generalmente provocato nei protestanti atteggiamenti più o meno polemici di autosoddisfazione e di giustificazione, mentre i cattolici figuravano come destinatari delle polemiche. Questi ultimi, a loro volta, non erano affatto disponibili a celebrare uno scisma di cui ritenevano i protestanti gli unici responsabili. Ciascuno rimaneva chiuso nella propria fortezza, curando ciò che considerava come la propria identità.

Noi viviamo - grazie a Dio - in un’altra epoca. La situazione contemporanea non ha più nulla a che vedere con quella che contrassegnava ancora l’anniversario della Riforma nel XX secolo. Noi viviamo in un mondo frantumato, caratterizzato al tempo stesso dalla globalizzazione e dalla frammentazione. La situazione ecclesiale si è profondamente modificata: le chiese luterane si sono diffuse in tutto il mondo, la chiesa cattolica ha conosciuto una trasformazione profonda grazie al concilio Vaticano II. Dialoghi ecumenici tra le comunioni cristiane mondiali hanno condotto a degli avvicinamenti significativi tanto tra le famiglie segnate dalla Riforma quanto nel dialogo di queste ultime con la chiesa di Roma.

La Federazione luterana mondiale (FLM), che ne ha preso coscienza da parecchi anni, auspica che l’anniversario del 2017 sia celebrato nella responsabilità ecumenica. Fin dall’inizio i partner cattolici hanno condiviso questa preoccupazione. Dopo avere portato a termine, nel 2009, un grande lavoro sull’apostolicità della chiesa, il dialogo internazionale luterano-cattolico si è impegnato in una riflessione sulla necessaria commemorazione comune cattolico-luterana della Riforma nel 2017. Questo è diventato il sottotitolo di un’opera pubblicata nel 2013 in più lingue con il titolo Dal conflitto alla comunione. Tale documento, redatto in un linguaggio semplice, è proposto alle chiese e ai gruppi locali come oggetto di studio e come guida per la commemorazione. Il testo è pubblicato simultaneamente dal Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani e dalla Federazione luterana mondiale (1).

 

1. La prima preoccupazione di questa rievocazione consiste in una purificazione delle memorie. Il distanziamento temporale, una migliore conoscenza dei documenti e una rilettura comune della storia permettono di uscire da semplificazioni partigiane e anacronistiche. Il XVI secolo era, in Europa, il momento di una grande rivoluzione culturale, con l’irruzione del Rinascimento e dell’Umanesimo. La Riforma auspicata da Lutero e dagli altri riformatori costituiva la dimensione religiosa di questo fenomeno. È opportuno riprendere coscienza del fatto che Lutero, Zwingli e Calvino erano contemporanei di Cristoforo Colombo e Magellano, di Leonardo da Vinci e Michelangelo, di Carlo V e Francesco I, di Copernico ed Erasmo, di Machiavelli e Rabelais. Fare astrazione da questo contesto sarebbe misconoscere tale momento essenziale della storia europea. La chiesa non poteva sfuggire a questo sconvolgimento: aveva - tutti oggi ne convengono - bisogno di riforme; non seppe arrivarvi senza frantumarsi in un coacervo di correnti. Le chiese segnate dalla Riforma protestante romperanno con Roma, senza peraltro essere in accordo tra di loro. La corrente che rimase fedele al vescovo di Roma, la chiesa cattolica romana, conoscerà, essa pure, dei cambiamenti importanti: la riforma cattolica sarà opera del concilio di Trento e di alcuni “riformatori” quali Ignazio di Loyola o Teresa d’Avila, di cui si dimentica troppo spesso che furono anch’essi contemporanei di Lutero. Riletto in questo contesto più ampio e alla luce degli studi storici recenti, l’anniversario del 2017 appare sotto tutt’altra luce rispetto agli anniversari celebrati nei secoli precedenti.

 

2. La rottura avvenuta nel XVI secolo rappresenta un fallimento... in primo luogo per gli stessi riformatori. La Confessione di Augusta, che diverrà la professione di fede di riferimento dei luterani, già nel 1530 elencava, nella sua prima parte, le comprensioni comuni del vangelo e, in un secondo tempo, i temi che dovevano essere discussi in occasione di un concilio chiamato a portare ad un riorientamento di tutta la chiesa. Il grande concilio auspicato non avrà mai luogo. Il fallimento sarà perfino duplice, poiché i riformatori stessi non riuscirono a capirsi, come dimostra la vicenda di Lutero e Zwingli, che si separarono nel 1529 a Marburgo. Il fallimento non fu minore da parte della chiesa cattolica romana, che fece di tutto per assicurare la supremazia del vescovo di Roma, senza però riuscirci. Questa situazione conflittuale ebbe innegabilmente un effetto negativo sulle formulazioni dottrinali da una parte e dall’altra. In alcuni momenti, nel corso della controversia si arrivò a formulazioni estreme, ad accuse che finivano con anatemi. L’unità della chiesa occidentale non poté essere conservata.

È perciò evidente che oggi la purificazione delle memorie deve necessariamente accompagnarsi con un cambiamento spirituale, con un momento di pentimento e di necessaria conversione delle chiese, per andare oltre le false cristallizzazioni confessionali. Il cap. V del documento ecumenico citato sopra (nn. 219ss.) insiste su questo necessario sviluppo. Esso evidenzia pure che negli ultimi decenni le chiese hanno preso coscienza dei loro rispettivi torti. Enumera gli atti di pentimento compiuti dagli ultimi papi e insiste più in particolare sull’atto di pentimento dei luterani nei confronti dei mennoniti al tempo dell’assemblea della FLM a Stoccarda nel 2012 (2). Anche in questo ambito la situazione attuale non ha più nulla di paragonabile con gli anniversari precedenti.

Da un po’ di tempo la FLM e il Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani pensano di aprire l’anno giubilare con una celebrazione comune che dovrebbe tenersi a Lund (Svezia) il 31 ottobre 2016. Una liturgia specifica, comprendente anche una domanda di perdono reciproco, è stata elaborata a questo scopo. Papa Francesco ha dichiarato di voler essere presente a quella cerimonia: aderendo personalmente all’iniziativa, il papa approva questo stile nel celebrare l’anniversario e conferma l’importanza evangelica di tale evento. Questa presenza sarà un invito a tutti, al di là dei soli ambienti cattolici e luterani, a celebrare questo anniversario in un modo nuovo.

 

3. Pentimento e conversione aprono ad un riorientamento comune. Attualmente si tratta di annunciare insieme i contenuti centrali del vangelo. Se questi ultimi sono stati oggetto di vivaci controversie nel XVI secolo, non lo sono più oggi. Il cap. IV dell’opera citata (nn. 91ss.) sviluppa questa nuova base: un approccio nuovo ai grandi temi che hanno segnato il XVI secolo è ora possibile. Il cap. IV riafferma il consenso nella comprensione della salvezza che ha permesso, fin dal 1999, la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, firmata dal Vaticano e dalla FLM, alla quale si sono nel frattempo aggiunti i metodisti e che anche i riformati intendono sottoscrivere. Lo stesso capitolo mostra il largo consenso nella comprensione dell’eucaristia e della problematica del rapporto fra Scrittura e tradizione. Anche sul tema del ministero i consensi sono più significativi di quanto generalmente non si pensi. Certamente permangono alcuni punti a proposito dei quali sono necessari dialoghi complementari.

L’esposizione non tace le differenze. Il dialogo ecumenico di questi ultimi anni ha sempre avuto la preoccupazione di evitare i falsi compromessi che sono soltanto fonte di confusione e che non fanno che rendere sterili le chiese. Si tratta, invece, di elaborare le differenze affinché esse perdano il loro carattere divisorio e divengano l’espressione di una legittima diversità. Soltanto così le chiese perverranno a riconoscersi reciprocamente, pur con i loro accenti differenti, come espressioni autentiche e legittime dell’unica chiesa di Gesù Cristo. Questa intenzione, già presente nel XVI secolo, lo è tanto più oggi, quando la diffusione delle chiese in tutti i continenti e nei contesti più diversi proibisce ogni falsa uniformizzazione. Al contrario, essa chiama ad una concentrazione sull’essenziale: Cristo Gesù, morto e risorto per noi, che si propone ai suoi nella celebrazione della Parola e dei sacramenti. Tale celebrazione comune è il perno dell’unità. Questo unico centro trova traduzioni differenti e si concretizza attraverso forme legittimamente diverse secondo i tempi e i luoghi.

 

4. L’ultima parte del testo (nn. 238ss.) ha come punto di partenza il battesimo. Ogni commemorazione del 2017 deve corrispondere al battesimo che ci è comune e che è oggi largamente riconosciuto da una famiglia confessionale all’altra. Mediante l’unico battesimo tutti i cristiani sono chiamati per nome da Dio e integrati in un solo corpo, la chiesa di Gesù Cristo. Questa consapevolezza va imponendosi e costituisce la base indispensabile di questo anniversario che vuole esprimere la gioia comune suscitata dal vangelo. Nelle sue ultime pagine il documento Dal conflitto alla comunione menziona cinque imperativi che devono guidare la commemorazione comune: a) porsi nella prospettiva dell’unità e non dal punto di vista della divisione, al fine di rafforzare ciò che è comune; b) lasciarsi continuamente trasformare dall’incontro con l’altro e da una reciproca testimonianza di fede; c) impegnarsi a cercare l’unità visibile, compiendo anche passi concreti e tendendo costantemente a questo scopo; d) riscoprire la potenza del vangelo di Gesù Cristo per la nostra epoca, e infine e) testimoniare insieme la misericordia di Dio, proclamando il vangelo e mettendosi al servizio del mondo. La gioia condivisa del vangelo, il pentimento, la preghiera per l’unità e la lettura comune del passato esprimeranno insieme questo ritorno comune all’unica fonte, il vangelo e la volontà di Dio per questo mondo.

 

La FLM metterà in pratica ad intra questi orientamenti fin dalla sua assemblea generale che si terrà a Windhoek (Namibia) nel maggio 2017. Insisterà in primo luogo sugli avvicinamenti ecumenici che hanno permesso una nuova qualità di comunione tra le chiese, anche se quest’ultima non è ancora totalmente visibile. Avrà anche cura di aprire la ricorrenza giubilare ad una ripresa di coscienza delle missioni principali della chiesa in questo mondo. L’assemblea insisterà anche su una traduzione ad extra: è più che mai necessario porre dei segni del regno di Dio in questo mondo che va in cerca di orientamento. Il tema “Liberati dalla grazia di Dio” intende sottolineare che la fede e la chiesa non possono diventare oggetto di un commercio. Questo tema, già presente nel XVI secolo, è più che mai di attualità. Esso comporta conseguenze sociali e politiche decisive in un mondo troppo spesso governato dal denaro e dal mercato: la salvezza non è comprabile, l’umano non è comprabile e la creazione non è comprabile. L’umano, immagine di Dio, e la sua dignità sono intangibili. La FLM vuole affrontare nuove sfide, apparentemente differenti da quelle del XVI secolo, ma che in definitiva vi si ricollegano. Essa lo farà in quanto comunione cristiana mondiale, sapendo che tutte le altre chiese condividono la stessa preoccupazione. Tali chiese, d’altra parte, saranno presenti a Windhoek e direttamente associate al lavoro di questa famiglia confessionale.

La commemorazione della Riforma protestante va al di là della sola persona di Lutero. Costui, che appartiene alla storia di tutte le chiese, ha proclamato il vangelo in modo nuovo e ha richiamato la chiesa alla sua missione, malgrado le debolezze di cui non era esente. La missione della chiesa è di proclamare il vangelo al momento opportuno e non opportuno, di vivere il vangelo in parole e in opere. Una chiesa che non annunciasse più il vangelo non sarebbe più chiesa. «Voi siete il sale della terra» (Mt 5,13): questo sale deve avere tutta la sua forza per trasmettere al mondo il sapore che rende la vita degli esseri umani appetibile e piena di senso, affinché la comunità umana sia per gli esseri umani - e di conseguenza per Dio - una sorgente di gioia.

 

André Bimerlé*

(traduzione dal francese di Gianni Francesconi)

 

(1) Versioni orig. in tedesco e in inglese: Vom Konflikt zur Gemeinschaft. Gemeinsames lutherisch-katholisches Reformationsgedenken im Jahr 2017. Bericht der lutherisch/katholischen Kommission fair die Einheit, Bonifatius - EVA, Paderborn - Leipzig 2013.

From Conflict  to Communion. Lutheran-Catholic Common Commemoration of the Reformation n 2017. Report of the Lutheran-Roman Catholic Commission for Unity, Bonifatius - EVA, Paderborn - Leipzig 2013. [per il testo it., cf. www.vatican.va/roman curia/pontifical councils/chrstuni/lutheran-fed-docs/ rc_pc chrstuni doc 2013 dal-conflitto-alla-comunione it.html (consultato il 5 maggio 2016)].

(2) I mennoniti e gli anabattisti erano stati fatti oggetto di numerose persecuzioni.

 

 

 

*André Bimerlé

Pastore luterano, docente emerito di teologia sistematica nella Facoltà di teologia protestante dell’Università di Strasburgo (Francia), è professore di metodologia della ricerca al Centro di studi ecumenici della Federazione luterana mondiale (FLM). A tale titolo partecipa come esperto luterano a numerosi dialoghi internazionali con la chiesa cattolica e con altre chiese della Riforma (anglicani, riformati, metodisti). È altresì membro del Comitato “Fede e Costituzione” del Consiglio ecumenico delle chiese e autore di numerose opere che trattano di metodologia ecumenica. In italiano ha pubblicato, fra l’altro: La cena del Signore. Posta in gioco e prospettive del dialogo ecumenico contemporaneo, Qiqajon, Magnano 1997.

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