Koinonia Agosto 2016


LA VIOLENZA DEL FONDAMENTALISMO ISLAMISTA

E L’ARROGANZA DELL’“INNOCENZA” DELL’OCCIDENTE

 

 

L’orrore che ci comunica il terrorismo islamista nelle sue differenti versioni (Isis, Al-Qaeda, Boko Haram…) induce tanta parte dell’Occidente a identificare l’Islam nel suo complesso nel male assoluto del XXI secolo. Del resto non sono forse gli stessi terroristi a dichiarare di agire nel nome di Allah contro i “nuovi crociati”?

Così tutti coloro (storici, economisti, politologi) che negli anni passati hanno ipotizzato un prossimo futuro dominato da guerre di religione ritengono di aver avuto la conferma definitiva delle loro analisi: il terrorismo islamista sarebbe la riproposizione in pieno XXI secolo della passata “aggressione” del comunismo contro il nostro sistema di vita fondato sulla libertà e sulla democrazia. In poche parole la barbarie contro la civiltà.

Questa visione apocalittica, che per fortuna è fatta propria solo da una minoranza, trova tuttavia un supporto nella distorta presentazione dei fatti da parte dei media di casa nostra. Là dove le vittime siamo noi, europei o americani in particolare, la stampa e la televisione danno all’accaduto uno spazio infinitamente maggiore di quando le vittime sono musulmani. Possiamo citare come esempio due fatti di sangue recentemente accaduti a pochi giorni di distanza: quello di Dacca, dove fra le venti vittime c’erano nove italiani, e l’attentato kamikaze di Bagdad che ha visto la morte di ben duecento persone e il ferimento di alcune centinaia, tutti musulmani. Alcuni potranno dire che si trattava di sciiti, considerati eretici da parte dei terroristi, che appartengono alla confessione maggioritaria dell’Islam, quella sunnita. Ma già questa argomentazione non vale più per moltissimi altri attentati dove i terroristi, colpendo nel mucchio, provocano la morte di cittadini musulmani senza badare alla loro specifica denominazione religiosa. Per non parlare poi del numero incalcolabile di vittime dell’Isis (e in gran parte sono musulmani) nei territori sotto il suo diretto controllo. 

Dunque la presentazione falsata della realtà può indurci a credere di essere noi le sole vittime della follia islamista (1). Sarebbe opportuno che i nostri mezzi di comunicazione di massa fossero più precisi ed equilibrati nel divulgare le notizie per evitare che si diffonda in Occidente una visione negativa del mondo islamico nel suo complesso, la qual cosa potrebbe avere tragiche conseguenze per tutti: identificati come terroristi, o potenziali terroristi, molti musulmani potrebbero essere indotti a considerare i terroristi veri come dei “compagni che sbagliano”, ma comunque degni di comprensione e non come un nemico da combattere con ogni mezzo.

A questo punto mi sembra opportuno aprire una riflessione sul modo in cui noi occidentali ci percepiamo in rapporto agli altri popoli. E mi sento di poter dire senza ombra di dubbio che stiamo facendo una gigantesca operazione di rimozione: il male sarebbe sempre fuori di noi, mentre saremmo noi occidentali i portatori di una civiltà superiore.

Eppure dai sotterranei della storia sale sommessamente fino a noi il pianto delle vittime (miliardi di vittime) che abbiamo sulla coscienza (2):

“Quando nella Gerusalemme conquistata noi tutti, musulmani, ebrei e cristiani venimmo sgozzati dai crociati, dov’era la vostra civiltà?”.

“Quando noi donne che chiamavate ‘streghe’ a centinaia di migliaia venivamo arse sui roghi, dov’era la vostra civiltà?”.

“Quando noi popoli d’America a milioni non abbiamo più visto il sole, spazzati via dalle vostre armi e dalle vostre malattie, dov’era la vostra civiltà?”.

“Quando noi africani siamo morti, uccisi dai vostri razziatori, prima ancora di essere strappati alle nostre terre, o sulle navi dei negrieri, o distrutti dal lavoro da schiavi nelle piantagioni o nelle miniere americane, dov’era la vostra civiltà?”.

“Quando a noi, popoli del sud del mondo, oltre allo sfruttamento materiale del colonialismo avete imposto la vostra lingua, la vostra cultura, la vostra religione in nome della vostra superiorità di bianchi, pretendendo per giunta di fare il nostro bene, dov’era la vostra civiltà?”.

“Quando noi ebrei siamo stati fatti morire a milioni nelle pulizie etniche all’epoca dei ‘cattolicissimi’ sovrani di Spagna, nei pogrom dell’Europa orientale e, orrore nell’orrore, nella recente shoà, dov’era la vostra civiltà?”.

“Quando noi giapponesi, abbagliati dal sole atomico di Hiroshima e Nagasaki, siamo morti a centinaia di migliaia e poi, per decenni, fino a oggi, siamo nati malati, e con noi i nostri figli e i nostri nipoti, destinati a una morte precoce, dov’era la vostra civiltà?”.

“E oggi, quando noi tutti uomini e donne della terra, di qualsiasi paese, colore e religione, siamo oppressi da un sistema ingiusto che costringe tanti a vivere sotto la soglia di povertà, che genera precarietà e disoccupazione e cancella in tanti giovani la speranza del domani, dov’è la pretesa superiorità dell’Occidente?”.

Queste considerazioni, è ovvio, non devono indurre a pensare che il male stia solo in noi; devono però spingerci a riflettere che l’arroganza di sentirci “innocenti” rende difficile un futuro di pacifica convivenza fra i popoli.

 

Bruno D’Avanzo

 

NOTE

(1) Le stragi di matrice islamista che hanno insanguinato la Francia, da quella del Bataclan dell’anno scorso a quella recentissima di Nizza, nonostante la loro efferatezza e l’altissimo numero di vittime non cambiano la realtà fin qui descritta.

(2) Forse diciamo cose ovvie; tuttavia, per cancellare ogni equivoco, mi sembra opportuno ribadire che l’uso del “noi” non significa che dobbiamo sentirci  tutti quanti colpevoli in quanto occidentali. Dobbiamo ricordare inoltre che le atrocità commesse dai bianchi nei paesi del sud del mondo (dalla tratta degli schiavi all’oppressione coloniale) sono state effettuate con la collaborazione delle élites locali dei vari popoli.

 

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