Koinonia Agosto 2016


PER CONDIVIDERE CON ETTORE MASINA

“LE TESTARDE SPERANZE DELLA CHIESA DI FRANCESCO”

 

Tanto imprevista quanto gradita questa lettera di Ettore Masina, che ha provocato subito una viva  risposta personale, ma che è motivo di riflessione e di gratitudine da parte di tutti. Germi nascosti di amicizia seminati nel tempo portano frutti insospettati e confermano nella convinzione che la solidarietà più feconda sta nel ritrovarsi terreno buono che porta  frutto con  perseveranza (cfr Lc 8,15). Dopo tanta enfasi e retorica comunitaria, forse è il caso di riscoprire che la comunione non è un aggregato formale, ma sintonia di relazioni interpersonali libere e convergenti. È quanto ci fa pensare questa lettera!

 

Caro padre Alberto,

tu sei sempre stato così gentile con me che anche se da tanti anni non ci scriviamo direttamente il mio narcisismo è molto facilitato  dalla mancanza di timore reverenziale. Forse saprai che da qualche tempo ho soppresso la mia “LETTERA” mensile, inviata ad alcune migliaia di amici. Man mano che la mia età andava crescendo io mi sentivo incapace di farmi tramite fra tante persone, molte delle quali anche tu conosci. Ho quindi ridotto radicalmente la mia petulanza, e passato ad altri la mia convinzione che questa “piccola” posta sia un’arma importante in un ambiente spesso tarato dalla solitudine. Non sono però stato capace di rinunziare a tutti i collegamenti che erano andati creandosi, anche perché è da quando ero bambino che mi ha sempre attirato la gioia che nasce dall’incontro tra fratelli e sorelle.

È nata così una plaquette di poesie sottovoce che possono essere viste anche come un familiare “buona notte”. La generosità con la quale tu e gli altri amici di Koinonia da tanti anni mi avete fatto posto nella cerchia della vostra amicizia, è così diventata un legame essenziale nei momenti della riflessione e delle scelte. Non è dunque per brutale narcisismo che ti mando questo mio libricino, sperando che esso riesca gradito innanzitutto a te e poi condivide con noi le testarde speranze della Chiesa di Francesco. Un abbraccio fraterno e riconoscente dal tuo,

Ettore Masina

 

Caro Ettore,

         il dono della tua lettera e del tuo “libricino” (Il bambino e il bufalo)  è stato per me - ed è per noi tutti - quasi apparizione e rivelazione gioiosa. Sì, sei apparso luminosamente tu, proprio quando da qualche tempo mi chiedevo come sapere di te e farti avere un mio ricordo. Mi sei venuto incontro superando ogni possibile attesa. Non solo ti riveli a noi anche come poeta - non avresti peraltro potuto essere tutto il resto senza questa ispirazione interiore -, ma  porti alla luce quella fraternità che abbiamo seminato, ma che poi - si dorma o si vegli, di notte o di giorno -  germoglia e cresce: come, noi stessi non lo sappiamo  (cfr Mc 4,27). Sappiamo soltanto  che è questo il frutto che speravamo di ottenere nella semina sofferta e fiduciosa. Ed ecco perché il tuo dono diventa la prova delle cose sperate, che è poi la fede.

Sì, ci dai la riprova  di quanto c’è di evangelicamente vitale nella esistenza umana e fai ripensare all’humus della carità di cui ci dice Paolo in 1Cor 13. E questo ci consente di condividere sempre più “le testarde speranze della Chiesa di Francesco”: se quanto abbiamo sognato e perseguito in tutti questi anni è tutt’altro che realizzato, è almeno detto e proposto, anche se gli operai sono pochi per tanta messe. Continuiamo a guardare ad una Chiesa allo stato nascente!

Quanto verrebbe da dire sul nostro stato di attesa in doglie - “gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Rom 8,22-23) -  tu lo fai rivivere come gioia di nuova nascita  nella poesia  “E l’anima sbocciò”, che ci rimanda a Gv 16,21.

Mi rendo conto che non ti ho ancora detto “grazie”, ma lo faccio con tutto il cuore in preghiera e con un abbraccio altrettanto fraterno e riconoscente.

Alberto  

 

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