Koinonia Agosto 2016


Partecipando alle esequie del Card. Silvano Piovanelli

(Firenze, 12 luglio 2016)

 

LA CHIESA È LÀ DOVE SI MANIFESTA

 

La partecipazione alle esequie del Card.Silvano Piovanelli è stata opportuna e sentita, perché in fondo ci siamo incrociati anche con lui, godendo sempre della sua benevolenza e cordialità, ma non sempre di un chiaro sostegno quando sarebbe stato necessario. Con quale diritto, del resto? Per cui tutto bene così e avanti, come egli stesso invita a fare quando ci lascia detto “Fidatevi di Gesù Cristo e andate avanti”!

Viene da ripensare alle parole che S.Domenico diceva ai frati strada facendo: “Pensate al nostro Salvatore e andate avanti”! Sì, andiamo avanti, ma andare avanti ci fa vivere e attraversare momenti come quelli della celebrazione in Duomo il 12 di luglio, che non è sempre atto ed episodio dovuto, ma vera e propria manifestazione di chiesa. Un momento di rivelazione e di rilevamento  della presenza e dell’azione di questo Pastore in mezzo al suo popolo, più come evento di grazia che come vicenda storica.

Almeno così mi è stato dato di viverlo, e il pensiero è andato alle parole di Gesù in Lc 17,20-21:  «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: «Eccolo qui», oppure: «Eccolo là». Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Tutta la maestà del luogo e la  solennità della celebrazione, più che attirare attenzione per sé, sembravano risolversi in un cuor solo e anima sola grazie allo spirito del Signore Gesù che ci radunava tutti come fossimo stati quei due o tre sufficienti perché possa essere in mezzo a noi.

Come dire che ci era dato di vedere  e di godere in grande quanto il più delle volte si vive anche nel piccolo per la potenza dello Spirito: se quanto creava armonia in quel momento (liturgia, musica, architettura e soprattutto tanto popolo intorno ad una memoria viva) amplificava il sentimento comune di credenti, altri momenti meno solenni non possono escludere la potenza di una fede celebrata.

Nella prospettiva di una riforma in atto in cui ci muoviamo, non ho potuto fare a meno di toccare con mano la possibile convergenza tra “praticanti” e “credenti”, che il più delle volte rappresentano due sfere separate nella chiesa e che si cercherebbe di riconciliare. A celebrare era in realtà un popolo di Dio in tutti i suoi membri e una comunità di credenti  in tutte le sue espressioni. E di questo non potevo non rallegrarmene e farne un motivo di speranza per quanto ci proponiamo di fare come catalizzatori dentro il Popolo di Dio.

Ma proprio questa felice costatazione ha indotto ad altre considerazioni meno entusiaste,  quando  qualcosa è cambiato nel clima e nei ritmi della celebrazione. Infatti, prima di passare al rito conclusivo del commiato, il Card. Betori - pur scusandosi – è tornato a parlare della figura del Card. Piovanelli con un discorso commemorativo, dopo che l’aveva sufficientemente presentata alla luce della Parola di Dio nell’omelia.

Cambiava decisamente scena e di colui che era sentito come Pastore si faceva ora un personaggio; da una chiesa celebrante si passava ad una chiesa celebrativa o auto-celebrativa; un popolo sacerdotale tornava ad essere un popolo discente di uditori; dentro un’assemblea laicale di chiesa veniva riaffermata una centralità clericale, senza dire della presenza decorativa o da spettatori delle autorità civili. Il segnale di questo ritorno di fiamma è stato l’applauso  che  non c’era stato prima, ma che è scrosciato subito dopo il Discorso.

Se la chiesa è là dove si manifesta, e se è necessario saperla vedere come è, non si può non dire che abbiamo visto due facce di chiesa apparentemente unitaria: due anime in via di trasformazione, che possono anche convivere, ma che è bene anche distinguere per favorire un processo di unificazione e di chiarimento  sempre difficile e doloroso. Ma anche questa è riforma, se non ci preoccupiamo di attenerci a quanto è formalmente corretto e scontato, ma ascoltiamo  ciò che lo Spirito dice alle chiese! Magari per comunicarcelo tra di noi.

 

ABS

 

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