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Da buon Gesuita, figlio di Ignazio di Lojola, Papa Francesco ha provato di nuovo a mobilitare la chiesa italiana con una chiamata alle armi “per un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi”. Il pensiero va alle tante occasioni perdute del dopo-Concilio, quando è mancata la pazienza di far crescere insieme grano e zizzania, preferendo sradicare tutto subito e dare via libera a riflusso, restaurazione e ad operazioni gattopardesche che ripropongono una chiesa tridentina in vesti di Vaticano II. Con buona pace del Card.C.M.Martini!
Quale allora la forza motrice per dare vita ad un Sinodo che porti ad un vero salto di qualità e non invece a consolidare il nuovo status quo da cui il Papa vorrebbe fare uscire la chiesa intera? Difficile dirlo, anche perché le “forze conciliari” in campo sembrano aver tirato i remi in barca per trovare rifugio in qualche porticciolo di fortuna, lasciando a qualche naufrago continuare la traversata intrapresa: sembra cioè che un problema generale di ritorno della chiesa al vangelo non interessi più, o perché si pensa d'averlo compiuto in proprio, o perché abbiamo ancora una volta adattato il vangelo alla chiesa.
Ma se quella del Sinodo della Chiesa italiana rimane la sfida che ci sta davanti, la scomparsa di Hans Küng riporta l’attenzione al Concilio di cui il Sinodo dovrebbe essere una ripresa e di cui lui si è fatto testimone irriducibile. Ebbene, pur non potendo contare su una conoscenza approfondita del teologo svizzero, crediamo di poter dire che egli è uno dei pochi che ha continuato a tener vivo il Vaticano II e a richiamarci ad una fedeltà di fondo a questo evento di grazia sempre all'orizzonte. Ciò che gli ha procurato fama di “eretico”!
Ma a passare da eretico è ora perfino Papa Francesco, preso in considerazione più da quanti lo attaccano che da quelli a cui egli fa appello. E se Hans Küng poneva la domanda sulla infallibilità del Papa, proprio il Papa è il primo a “pensare a una conversione del papato... che lo renda più fedele al significato che Gesù intese dargli e alle necessità attuali della evangelizzazione” (Evangelii gaudium, n.32).



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