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Jean Jacques Pérennès op, Direttore della “École biblique et archéologique française” di Gerusalemme scrive: “Ho scritto un piccolo articolo sulla significazione ecclesiologica della beatificazione d’Algeria. Se ti sembra utile, puoi pubblicarlo. Al meno, da parte mia, vuole essere un segno di amicizia per te e di gratitudine per il tuo impegno nella linea ecclesiologica del Vaticano II tramite Koinonia”.
C’è il fraterno riconoscimento per Koinonia tutta, ma c’è anche il dono del messaggio dei Martiri di Algeria da parte di un testimone e biografo del Beato Pierre Claverie: il desiderio è stato subito quello di raccogliere e fare nostra tutta la “significazione ecclesiologica” di questo messaggio, anche in ordine alla prospettiva Kairòs-Italia che ci accompagna. È da evitare infatti che tutto si consumi e si esaurisca nell'apoteosi di una glorificazione e perda il suo spessore di espressione viva di chiesa, attraverso cui “essa impara a essere ‘una Chiesa serva e povera’, nello spirito del Vaticano II”, e rifletta “molto sulla sua missione di Chiesa per un popolo mussulmano”. Così ci dice Jean Jacques, ma così ci dicono i segni dei tempi!
I tanti volti che vediamo in copertina stanno a dirci che i “martiri di Algeria” sono i testimoni di un modo di essere chiesa nel proprio Paese come presenza evangelica senza sostegni di altro genere: vuol dire che il primo e più necessario servizio che una chiesa può rendere al proprio Paese è quello di riuscire ad essere se stessa in tutto e per tutto, vangelo alla mano.
Abbiamo parlato di “Kairòs-Sud-Africa”, di “Kairòs-Palestina” per avanzare poi l’ipotesi di lavoro “Kairòs-Italia”. Per orientarci in questo impegno abbiamo ora anche “Kairòs-Algeria”! E questo come dono del domenicano Jean Jacques Pérennès, a cui a tutta la nostra gratitudine. Non è meno significativo che a riflettere su tutto questo torni tra noi Massimo Toschi nell’incontro del 23 febbraio.


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