8 gennaio 2023 - BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO A)

 

Jacopo Tintoretto: Battesimo di Cristo (1576-1580)

Verona, Chiesa di San Giorgio in Braida

 

 

PRIMA LETTURA (Isaia 42,1-4.6-7)

Così dice il Signore:
«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento.
Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 28)


Rit. Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

 

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre.

 

 

SECONDA LETTURA (Atti 10,34-38)


In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.
Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.

Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».

 

 

 

 

VANGELO (Matteo 3,13-17)


In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.

Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.

Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».



In altre parole

 

Non è proprio il caso di vivisezionare il mistero del Verbo fatto carne - su cui peraltro è imperniata la prima parte del Credo - in festività liturgiche  separate, al punto che il rilievo dato alle diverse ricorrenze fa perdere di vista la realtà profonda del credere, ridotto spesso ad una fede fatta di immagini, di parole, di formule e di riti, ma priva di sostanza. E questo succede quando il vangelo non è più una predicazione e una fede del cuore, ma rifacimento e aggiustamento al sistema religioso corrente e alla mentalità standard.

 

Dopo la via alla fede aperta dai pastori, uno sguardo concentrico ci porta alla “via” dei Magi, che arrivano anch’essi sotto altra stella alla casa dove trovano “il bambino con Maria sua madre” (Mt 2,11): non c’è dunque nessuna preclusione per accedere alla luce vera che risplende nelle tenebre e che illumina ogni uomo che viene al mondo. È questo il fatto decisivo che cambia radicalmente la condizione umana e sollecita ad essere “uomo nuovo” alla maniera del Verbo fatto carne e a vivere secondo il suo Spirito: qualcosa di sostanziale e di costitutivo e non solo spiritualismo accessorio.

 

Arriviamo così al battesimo di Gesù per mano di Giovanni, che segna l’opera dello Spirito su di lui, che però dovrà effonderlo e infonderlo su tutti: egli è il servo su cui il Signore ha posto il suo Spirito. Egli agirà sotto la sua potenza, per portare giustizia, voluto come alleanza del popolo e luce delle nazioni. E tutto questo nell’assoluta precarietà per ridare fiato a situazioni compromesse ma non disperate, come lasciano intendere la canna incrinata e lo stoppino dalla fiamma smorta. Questo servo ha una missione, ha un suo stile di azione e da parte sua non può venire meno e abbattersi: è la sua vocazione messianica che si rivela appunto in maniera pubblica nel battesimo al Giordano. Non prima che Giovanni abbia detto alle folle che accorrevano: “Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me… vi battezzerà in Spirito santo e fuoco”.

 

Inaspettatamente Gesù stesso prende l’iniziativa di solidarizzare con quella folla di penitenti, sollecitati a convertirsi “perché il regno dei cieli è vicino!”: quindi gente che viveva l’attesa e la speranza messianica. Almeno Giovanni lo riconosce come colui pronosticato più potente di lui, a cui avrebbe dovuto passare la mano, in quanto portatore di un battesimo non solo di predisposizione al Regno di Dio, ma del suo reale avvento nel suo stesso corpo. Sì, perché è quel corpo spoglio che si immerge e che riemerge nel Giordano  - è quella ”carne” - ad essere la sede del passaggio dal battesimo con acqua al battesimo in Spirito santo e fuoco, quel battesimo di fuoco che Gesù dirà di aver desiderato per incendiarne la terra: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12, 59-50).

 

Il battesimo nel Giordano non è che prefigurazione del battesimo del sangue sulla croce, come reale “agnello di Dio”, così come sempre Giovanni lo aveva presentato, caricato dei peccati del mondo perché questi siano rimossi. E quando Giovanni tenta di impedirgli di farsi battezzare  insieme a tutti gli altri, riceve una risposta che non è liquidatoria, ma  rimette le cose  nella loro giusta luce: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Evitiamo perciò di sottrarci al compimento del disegno di Dio, che richiede il passaggio dal battesimo di Giovanni nell’acqua al battesimo del Cristo nello Spirito.

E se l’immersione di Gesù nell’acqua del Giordano sta a rappresentare l’abbassamento e l’annientamento nella condizione umana di peccato, appena uscito dall’acqua avviene la rivelazione e l’investitura messianica davanti al mondo, per quanto ancora in embrione: ”Ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui”, mentre agli altri arriva la voce dal cielo che accredita il Figlio prescelto, a cui dare ascolto.  Se non siamo dei semplici orecchianti e queste parole ci arrivano al cuore, non possiamo non renderci conto che avviene qualcosa di decisivo per quanto riguarda l’attuazione della giustizia di Dio, quando Gesù da Figlio dell’uomo è presentato come Figlio di Dio. Non è questo il punto cruciale del credere?

È in questo senso la presa di coscienza e i Pietro in casa di Cornelio, dove è quasi costretto a prendere atto e a rendersi conto che “Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”. Non ci sono restrizioni ed esclusivismi, perché la pace è annunciata per mezzo di Gesù Cristo, Signore di tutti: è nel suo corpo e attraverso la sua carne che “egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia” (Ef 2,14). Qualcosa che deve farsi nel suo corpo che è la chiesa (cfr. Col 1,24), e quindi nella nostra stessa carne.

Ma di fatto tutto questo ha inizio palese a partire dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni, momento topico e di svolta, in cui “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret”.  Ed è in forza di questa consacrazione che egli passa tra noi beneficando, risanando e liberando, “perché Dio  era con lui”. Se vogliamo parlare di spiritualità cristiana, è a questa fonte che bisogna rifarsi, tralasciando immagini edulcorate sovrapposte  del Cristo Signore, che è per noi via, verità e vita (cfr. Gv 14,6). Ma non basta che sia un’affermazione vera per se stessa, se queste parole non diventano nella nostra carne spirito e vita vissuta e testimoniata. (ABS)


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